La notizia era curiosa. Un misto di futuro e tecnologia. Forse un po’ bizzarra, ma degna di essere pubblicata per Trapani Nuova, settimanale diretto da Nino Montani e che aveva, all’epoca, Alberto Sinatra come caporedattore. Condirettori ne erano Vincenzo Adragna e Antonino Schifano.
Un pezzo americano
In quell’estate del 1962 nella quale nello spazio astronauti volavano attorno alla Terra e in Italia si discuteva di nazionalizzare l’energia elettrica, quello sulla scrivania era un pezzo “americano” da mettere in terza pagina, la pagina della cultura. E così, nel giugno del 1962 dalla redazione in via Palermo 84 a Trapani fu inviato a comporre nelle Grafiche Giovanni Corrao un titolo che 50 anni dopo farà scalpore: “Nel 2000 i telefoni faranno tutto loro”. Il catenaccio era ancor più profetico: “Leggeremo i giornali attraverso la rete telefonica e potremo servircene per le operazioni di banca”.
I mazziniani di Borgo
Ma cosa era Trapani Nuova? Chi erano quei giovani redattori? Bisogna tornare indietro al secondo dopoguerra per incontrarli per la prima volta. A raccontarli è uno di loro, Mario Gallo, che di quella stagione fu tra i protagonisti.«A Borgo, per iniziativa di vecchi mazziniani antifascisti come Giuseppe Di Giorgio e il maestro Saverio Minucci e di giovani come Nenè Schifano e Vincenzo Rizzo, era stata creata una sezione del rinato Partito Repubblicano, sistemata in via Marconi: due stanze molto piccole, due tavoli sgangherati, qualche sedia; non c’erano capi, fra loro si chiamano amici» .
I ragazzi di Trapani Nuova
Attorno a queste figure si addensa un gruppo di ragazzi, che si riuniranno nel Circolo Giovanile Goffredo Mameli. «I soliti cosiddetti benpensanti ci chiamavano, in tono non necessariamente irridente: “quattru picciotti”». Ma proprio da questi giovani ecco che nasce, per iniziativa di Nino Montanti, un giornale. «Un azzardo in termini di costi e un’avventura in termini di innesto in un contesto locale caratterizzato da immobilismo e abulia congeniti» dice Mario Gallo. L’editoriale del primo numero di Trapani Nuova di martedì 1 dicembre 1959 (stampato allora alla STET, Stabilimento Tipografico Editoriale Trapanese di Antonio Vento) è un manifesto di libertà e voglia di cambiare, di scuotersi, di sollevarsi. Una testata che già dal nome proclamava le speranze di riscatto di un territorio, una Trapani “Nuova” che sarebbe dovuta nascere anche grazie a quella voce. Un impeto talmente forte che non deve meravigliare come sia Montanti prima che Sinatra poi finirono per ricoprire numerosi incarichi pubblici, inclusi quelli di parlamentari della Repubblica italiana.
Chi c’era in redazione
Il giornale in quel 1962 era spinto, come testimonia Mario Gallo, da Nino Montanti. Una redazione di giovani quella attorno a lui che vedeva impostare i menabò, titolare, seguire la tipografia, correggere le bozze. Montanti si preoccupava anche di raccogliere i proventi pubblicitari. Raccolta quest’ultima cui si dedicò anche Nenè Schifano. Un settimanale che dal 1965 vide affidata la sua terza pagina, la pagina della cultura, a Nat Scammacca. Nato a Brooklyn da una famiglia di emigrati siciliani, si è laureò in lettere e filosofia alla Long Island University e in pedagogia alla New York University. In Italia prima si stabilì a Palermo poi a Trapani dove si sposò e ebbe dei figli. Fu il fondatore dell’Antigruppo e fervido animatore culturale. Era l’americano della redazione. Ma il suo arrivo alla guida della pagina, nel 1965, fu successivo di anni alla notizia sui telefoni del futuro. La cui fonte, come rivela “Il futuro è sempre esistito”, è infatti un’altra.
Le notizie sul progesso tecnico
Trapani Nuova non era nuovo alla pubblicazione di notizie a carattere scientifico e tecnico, spesso provenienti dagli Stati Uniti. Ma la redazione di fronte a questo genere di informazioni d’oltreoceano aveva spesso una posizione equilibrata. Non aderiva a quella divisione tra Italie – alla Peppone e don Camillo – che riproduceva i blocchi occidentale e sovietico. Aveva un atteggiamento positivo, sì occidentale, ma orientato a mantenere un certo equilibrio. Come accadde il 29 maggio 1962, nell’articolo di apertura in prima pagina “La stupenda avventura per possedere il mistero degli spazi”. Il settimanale trapanese commentava a caldo l’impresa di Scott Carpenter, passato alla storia per un’acrobatica avventura in orbita attorno al pianeta. La tesi di Trapani Nuova era che il secondo americano nello spazio non rappresentasse il successo di un sistema di governo o di un’ideologia, come di norma sostenevano i sovietici. Ma piuttosto costituisse un’impresa scientifica di portata universale e pacifica, senza nascondere con questo la soddisfazione che fosse stata compiuta dall’America.
(Le foto di questo post nel quale compare Nino Montanti sono state cortesemente fornite da Giovanni e Laura Montanti).